Intervista a Paolo Gallina

Fumettista e accumulatore di creatività

Quando abbiamo incontrato Paolo per la prima volta, ci siamo trovati di fronte ad un ragazzo all’apparenza simile a molti altri: Vans ai piedi, felpa, jeans scuri e uno zaino in spalla pieno di chissà che. Quando la sua iniziale riservatezza e la sua semplicità si sono sciolti, ci hanno però rivelato il suo acuto lato artistico, celato da quella che lui stesso definisce una vita “normale”, una vita però di chi, per passione, sceglie di passare interi giorni (e a volte notti) chino sulla scrivania a creare. È stato così naturale iniziare a collaborare insieme per alcuni progetti, che ne abbiamo approfittato subito per scoprire un po’ di più su di lui!

Ciao Paolo! Ci racconti quando e come è nata la passione per l’illustrazione e il disegno?

Ciao e grazie per l’invito! La passione per il disegno posso dire di averla sempre avuta, come ogni bambino disegnavo molto. Forse io disegnavo anche di più, mi ha sempre dato piacere farlo e probabilmente per questo non ho mai smesso. Effettivamente non ho ricordi di non aver mai disegnato. Quando poi ho scoperto che c’era qualcuno che realizzava i fumetti che leggevo ho pensato: “…voglio farlo anch’io!”

Chi ti ha influenzato di più nella scoperta delle tue doti artistiche?

Sono sempre stato supportato dalla mia famiglia per quanto riguarda i miei interessi artistici. Poi ho trovato veramente molte figure che mi hanno aiutato nella mia crescita professionale, fra queste la più importante è il mio amico e direttore del Treviso Comic Book Festival Alberto Polita, senza di lui il libro su Tupac non sarebbe esistito.

A chi o a cosa ti ispiri quando disegni? Chi sono i tuoi maestri?

I miei riferimenti stilistici sono ovviamente per lo più fumettisti. La prima influenza forte è stata quella di Giorgio Cavazzano, fumettista veneziano che scoprii su Topolino. È stato amore a prima vista, nonostante lui mi abbia sicuramente odiato, dato che l’ho perseguitato in modo assiduo per conoscerlo e vedere i suoi lavori.

Avendo poi un interesse per varie tipologie di fumetto ho subìto l’influenza di molti artisti diversi, ma i miei preferiti spesso sono caratterizzati da un tratto molto personale ed un uso del bianco e nero molto netto. Per fare alcuni nomi posso citarti Hugo Pratt, Ferdinando Tacconi, Josè Munoz, Nicola Mari, Ivo Milazzo, Sergio Zaniboni, Alex Toth, Frank Miller, Mike Mignola, Jack Kirby.

Lo stile delle tue illustrazioni è semplice, privo di fronzoli. Da cosa nasce questa scelta?

Lo stile semplice deriva da una necessità di sintesi, un tentativo di fissare un’immagine ma con i segni essenziali. Sono sempre stato poco capace di soffermarmi troppo su un disegno, quando ne inizio uno vorrei averlo già finito per poterne iniziare un altro. Oltre a questo sono dell’idea che il fumetto sia sintetico per natura e in questo media difficilmente una buona narrazione ed un disegno sovraparticolareggiato convivono bene.

La tua ultima opera (“Tupac Shakur. Solo Dio può giudicarmiedita da BeccoGiallo Editore), realizzata insieme ad Antonio Solinas, è una graphic novel dedicata al compianto rapper, per molti un antieroe. Ci spieghi il motivo della vostra scelta?

Tupac è una figura fondamentale della scena hip hop americana, la sua vita pienissima e la morte prematura lo hanno reso una figura mitologica. Può essere giustamente considerato un antieroe ma è stata una personalità talmente sfaccettata da avere infinite chiavi di lettura: attivista, gangsta, uomo d’affari, attore e via così. Volendo parlare di hip hop per me è stata una scelta naturale e Antonio si è trovato d’accordo con me nel ritenerlo il personaggio giusto per un fumetto. Sicuramente può non sembrare un personaggio tipico, ma ha alcune sfumature che a livello sociale lo rendono molto più interessante di altre scelte magari più scontate.

Il nome del nostro progetto si ispira anche a Notorious B.I.G, nota nemesi di 2Pac. Si potrebbe quasi dire che qui ora stiamo sostenendo due fazioni diverse. In comune però c’è la passione per l’hip-hop: ci racconti come è nata la tua?

La mia passione è nata sul finire delle scuole medie. All’epoca nella provincia veneta l’hip hop non era certo un genere di massa ma Eminem era nel momento di massima esposizione e un amico mi passò un suo CD. Da lì la cosa si espanse e scoprii un nuovo mondo. In seguito ho ovviamente ascoltato anche vari altri generi, pur tenendo sempre un orecchio al rap. Comunque non vedrei i nostri come fronti contrapposti: l’antagonismo fra i due rapper credo sia ormai ampiamente storicizzato.

Ogni protagonista dei fumetti ha il suo rivale per eccellenza: il tuo qual è?

Questa è difficile. I clienti forse? Vabè, ma questa non la scrivete, vero?

No, no, tranquillo! 😉 E invece come definiresti la creatività se dovessi spiegarla con dei fumetti?

Personalmente ritengo la creatività una continua ricerca e un massiccio accumulo di nuove informazioni da poi assemblare in un prodotto originale. Il creativo credo sia qualcuno con grosse provviste per l’inverno che all’occorrenza tira fuori. Quindi cercherei di inventare un personaggio di questo tipo: un accumulatore seriale!

Se dovessi realizzare una graphic novel con protagonista te stesso, come la intitoleresti? Perché?

Non amo molto l’autobiografia a fumetti, generalmente la vita del fumettista non è poi molto audace. In una storia di prossima uscita però ho inserito un personaggio con alcune mie caratteristiche, anche se penso sarà difficile scovarlo!

Ci puoi svelare i tuoi progetti artistici per il futuro?

Un’uscita veramente imminente è il secondo volume de Il Condominio, antologia autoprodotta del collettivo travigiano Super Squalo Terrore (il cui nome deriva da quello assegnato all’hard disk di una ragazza del collettivo!) di cui faccio parte con alcuni amici illustratori.

Qui di seguito due strisce del fumetto realizzato per noi che potete leggere interamente su “A Notorious Xmas“. Trovate tutte le opere di Paolo sul suo sito paologallina.net.

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