Intervista a Fabio Caeran

Fabio Caeran è un designer 32enne fresco di laurea allo Iuav di Venezia. La collaborazione tra il designer e l’Atelier del Legno porta alla nascita di Caudex, un nuovo modo d’intendere il legno e gli scarti prodotti nel realizzare porte e arredamenti. Un materiale nuovo, con la consistenza di un foglio di carta, risultato della comune sensibilità verso il recupero, il riuso e la rimanifattura del materiale di scarto. Un materiale le cui applicazioni possono trovare utilizzo in settori diversi, dal packaging all’allestimento, dal rivestimento al design.   Che figata è Caudex? È una figata di quelle che cavalcano l’onda, di quelle che sembrano incontrare il mercato ancor prima d’essere presentate, non trovate? Dai, non potete iniziare con una domanda così, sapete com’è: “ogni scarrafone è bello a mamma soja”, come diceva quel cantautore e chi attraversa un momento di creazione sa benissimo l’affetto che nasce verso ciò che si è prodotto, materializzato, concretizzato. Passare dal pensiero a qualcosa di concreto genera questi sentimenti e spesso crea dipendenza. Come è nata l’idea di un prodotto come Caudex? Non è proprio nata… diciamo che ci sono inciampato. Non posso dire che sia un progetto, soprattutto non un progetto di design, ma con questo materiale ho realizzato progetti e assolto aspettative di diversi clienti. Tutto è nato quando, per desiderio personale, volli rivestire il telaio della mia bicicletta con del legno; la ricerca di processi e materiali che ne è scaturita mi ha portato ad approfondire le mie conoscenze del settore legno e alcuni suoi attori. Con un’azienda in particolare la collaborazione s’è fatta più stretta e, attraverso un percorso la cui meta era tutt’altro, ci siamo imbattuti nella possibilità di recuperare scarti di lavorazione del legno per creare un nuovo materiale. Tutto qui.   Recuperare scarti di lavorazione per creare un prodotto che sia comunque di qualità: è l’approccio del design del futuro? Nel recupero, riuso e rimanifattura vedo grandi possibilità. Molti prodotti più e meno famosi sono nati dalla volontà di riutilizzare componenti, parti, scarti o sfridi. Non credo siano però le vie esclusive per i progetti del futuro; la maggiore efficienza o il minor consumo sono, banalmente, strade altrettanto valide e percorribili. Un maggiore e migliore connubio di competenze e figure professionali nel processo di progettazione credo sia la chiave di lettura per un buon approccio al design del futuro. Attualmente, come si pone il mercato in rapporto con la salvaguardia e l’utilizzo delle risorse ambientali? Il mercato sta cambiando; le persone prestano maggiore attenzione a ciò che mangiano e bevono ad esempio. Nuovi temi legati alla tutela dell’ambiente iniziano a sensibilizzare il pubblico ma non siamo ancora arrivati alla presa di coscienza di quanto possa pesare sul prodotto una progettazione che tenga in considerazione l’intero LCA o che ponga come requisiti di partenza la scelta di materiali e processi meno inquinanti rispetto alla versione precedente o a quella dei concorrenti.   Design is not “to draw”. Che cos’è per te? Come raccontava un docente all’università: “Anche i bambini disegnano (ed in merito a ciò rivedo oggi un simpatico articolo su Vice dell’anno scorso) ma se parliamo di progettare, devi essere un professionista per farlo”. Una frase forse semplicistica e provocatoria ma sicuramente interessante. Penso al design come alla disciplina che è in grado di risolvere problemi grazie alla progettazione; messa così può suggerire campi d’interesse ed applicazione decisamente vasti ma, di fatto, lo è. A parte il design, quali sono le tue passioni? O sei designer fino all’osso? Sono designer fino all’osso e se potessi riprogetterei il mondo. Ma attorno all’osso c’è anche tanta “ciccia” e in questa trovano posto il disegno e l’informatica (tanta informatica) ma anche la cucina e la bicicletta…   Ci dai qualche anticipazione sui tuoi progetti futuri? Ora come ora progetto di andare in ferie! Ma ho in testa possibili collaborazioni e nel cassetto ho diversi progetti che hanno preso decisamente troppa polvere. Non amo deludere aspettative quindi l’unica cosa che posso dire è che continuerò a fare ciò che mi dà gioia. Come ti vedi fra 10 anni? Un po’ più grasso, un po’ più saggio, sempre appassionato. Tenacia, passione, competenza… cosa serve davvero per raggiungere i propri obiettivi? Intelligenza e costanza, oltre a ciò che avete suggerito. Non ho ancora deciso se citare o meno la fortuna in queste occasioni, a volte mi dico di no, altre di sì. Mi piace credere che sia questione di merito per ciò che si guadagna o si perde, ma probabilmente la verità sta nel mezzo. Ci sono avvenimenti che non dipendono da noi, per i rimanenti possiamo solo dare il meglio. Qual è l’opportunità che dovrebbero cogliere i giovani, oggi? Tutte, onestamente tutte le opportunità. Evitate di dover rimpiangere qualcosa, scegliete con cura a cosa dedicarvi, ma date tutto. Se non avete ancora capito a cosa votarvi, aspettate ma senza stare con le mani in mano, anzi, c’è da lavorare il doppio o il triplo se è necessario, finché si è certi d’aver trovato ciò che piace fare, ciò che non si vuole più smettere di fare. Sarà ciò in cui si riesce.    

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